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Affrontare il cambiamento: la lezione di Raoul Pisani

“Non bisogna mitizzare troppo il cambiamento che stiamo vivendo. È accaduto a tutte le generazioni.”

Raoul Pisani, Affiliate Professor of Banking and Insurance presso SDA Bocconi School of Management, ci ha offerto una conversazione ricca di spunti su come orientarsi in un presente complesso, tra tecnologia, finanza e comportamenti umani.

Mille e non più mille?

Siamo in un momento di trasformazione radicale da tanti punti di vista, la mancanza di punti di riferimento stabili in un contesto eccezionalmente mutevole, può generare insicurezza, paura e grandi difficoltà nell’affrontare il futuro.

Partiamo dalla consapevolezza che il cambiamento è una costante dell’evoluzione umana: è gia capitato e capiterà ancora di dover affrontare cambi totali di paradigma. Dall’aratro alla stampa a caratteri mobili al telefono al web, sono innumerevoli le rivoluzioni tecnologiche che immancabilmente, oltre ai vantaggi hanno portato timori e suscitato visioni apocalittiche. L’intelligenza artificiale ti farà perdere il posto? Renderà inutili le tue competenze? Cambierà il concetto di realtà? Ci renderà una massa di inetti? Il rischio c’è e vale la pena di correrlo con consapevolezza.

D’altra parte quando le prima automobili fecero capolino sulle strade, ci fu chi sosteneva che il corpo umano non avrebbe mai potuto sopportare sopportare quelle velocità inaudite:  a 60 kmH il cervello sarebbe esploso. In tanti presero molto sul serio la questione. 

il cambiamento: se lo conosci non ti travolge

Il cambiamento non è solo una minaccia: è un’occasione per chi sa ascoltare, comprendere e scegliere i propri riferimenti. Il professor Pisani ci  invita a diffidare dei divieti derivanti dal timore e dalla conocenza approssimativa e, viceversa a promuovere l’educazione: “Il punto non è dire ‘non comprare criptovalute’,  ma spiegare che le criptovalute non sono una valuta. Le persone hanno il diritto alla spiegazione, ma anche il dovere di ascoltarla.”

La conoscenza non basta: serve un metodo

In un mondo dove l’intelligenza artificiale ridefinisce il lavoro e l’esperienza rischia di perdere valore, la chiave è una preparazione metodologica solida, sia umanistica che scientifica. I problemi cambiano, ma i processi decisionali restano. Saper distinguere tra vero e falso diventa una competenza essenziale.

Evitare i bias imparando a riconoscerli

I bias cognitivi in ambito finanziario sono tanti: da quello che ci fa scegliere sempre ciò che già conosciamo e con cui abbiamo più familiarità a quello che il prof. Pisani definisce la “saggezza della nonna”, ovvero la propensione a credere a ciò che si è sempre sentito dire, come per esempio che l’investimento immobiliare è comunque e sempre il più sicuro, senza prendere in considerazione le variabili e i contesti.

Questi sono solo due esempi dei pregiudizi e delle “pigrizie mentali “ nelle quali incappiamo. Tutti ne siamo afflitti e tutti facciamo fatica ad ammetterlo, pensiamo sempre che i problema riguardi solo gli altri, eppure sono proprio questi bias che ci ostacolano nella comprensione del cambiamento, vale la pena di sforzarsi, soprattutto nel riconoscerli.

 

È importante avere un punto di riferimento per affrontare il cambiamento con un approccio costruttivo, oggettivo e progettuale, ma come si sceglie la propria guida?

Un consulente professionista non deve partire mai dalla soluzione, ma dalla persona: “Come un dentista guarda in bocca prima di decidere come agire, il consulente deve ascoltare prima di proporre.” La consulenza non si limita a proporre soluzioni, ma è un processo di relazione e accompagnamento. Essere guida non significa imporre il proprio punto di vista, ma educare con competenza, empatia e chiarezza, aiutando le persone a comprendere e scegliere in modo consapevole.

Il consulente è un leader, nel senso più profondo del termine: non chi detta la strada, ma chi si fa carico della responsabilità di indicare quella giusta. Un leader che cambia insieme al contesto, che migliora la vita del cliente e sa costruire relazioni durature. Perché, come ricorda Pisani, “se il cliente si sente ascoltato, guidato e valorizzato, non se ne va.”

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