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Pensare al futuro

Consigli pratici per non cadere in trappola

Come funzionano davvero le nostre scelte? E perché, pur con le migliori intenzioni, spesso facciamo fatica a portarle a termine?

Sarà la scelta giusta?

La mission di Leonardo Assicurazioni è aiutare le persone a Progettare il benessere accompagnandole nelle decisioni assicurative, economiche e finanziarie che guardano al futuro. Approfondire il tema dei meccanismi psicologici che influiscono sulle nostre scelte per noi è fondamentale. Ne abbiamo parlato con Paola Iannello, docente di Psicologia Generale all’Università Cattolica di Milano. Ne è venuta fuori una chiacchierata molto interessante e per alcuni versi sorprendente che vi proponiamo in versione video QUI.

Siamo programmati per il presente

I giovani – ma non solo – si trovano oggi di fronte a un futuro incerto, segnato da cambiamenti rapidi e difficili da prevedere. «La nostra mente – spiega la professoressa – è molto abile a muoversi nel qui e ora, ma fa più fatica quando l’orizzonte temporale si allunga.

Pensare al nostro “io” futuro non ci viene naturale: le neuroscienze mostrano che il cervello lo percepisce quasi come se non ci riguardasse direttamente».

Ecco perché risulta immediato rinunciare alla proverbiale “gallina domani” preferendo il più tangibile e concreto “uovo oggi” .

Guarda Il video dell'intervista alla professoressa Paola Iannello

Le scorciatoie mentali che ci aiutano ma a volte ci ingannano

Ogni giorno prendiamo circa 20.000 decisioni. Per affrontarle, la mente ricorre alle euristiche che sono scorciatoie cognitive utili a risparmiare energie. Funzionano bene nella maggior parte dei casi, ma possono portare a errori sistematici: i bias cognitivi.
Due esempi molto comuni per capire di cosa stiamo parlando:

  • Temporal discounting: molte persone a cui è stato proposto di scegliere hanno preferito 100 euro subito piuttosto che 120 tra una settimana, sottovalutando il beneficio futuro. Viceversa dovendo scegliere tra 100 euro tra un anno e 120 tra un anno e una settimana nessuno ha avuto dubbi, semplicemente perché quella settimana di attesa spostata nel futuro viene percepita come lontana e di conseguenza irrilevante, quasi schiacciata dalla prospettiva temporale.
  • Status quo bias: tendiamo a restare nella situazione attuale perché il cambiamento genera timore. Ogni spostamento da un percorso lineare viene vissuto come un fastidio nel migliore dei casi e come un problema in tutti gli altri. Questo vale, paradossalmente anche quando la situazione che stiamo vivendo non è ottimale e un cambiamento potrebbe migliorarla perché la nostra resistenza prescinde da valutazioni oggettive.

Meccanismi ancestrali

Le scorciatoie euristiche sono state nostre alleate durante tutta l’evoluzione della specie, ci hanno aiutato a risolvere quei problemi immediati che richiedono risposte rapide quando la posta in gioco era la sopravvivenza. Oggi, che non ci dobbiamo più confrontare con un ambiente ostile come dovevano fare i nostri progenitori e dobbiamo fronteggiare minacce che riguardano un arco temporale più ampio, seguire l’istinto, non sempre è la scelta più efficace.

Motivazione: piccoli passi e immagini mentali

Ma qual è la strategia per trasformare i sogni in progetti? Una volta riconosciuti, come possiamo evitare gli ostacoli rappresentati dai bias? Per sostenere la motivazione nel tempo, la professoressa Iannello suggerisce due strategie:

  • Suddividere i macro-obiettivi in micro-traguardi: più vicini, gestibili e soprattutto comprensibili.
    Un primo e semplice metodo è quello di definire obiettivi specifici e raggiungibili, non limitarsi a macro-obiettivi generici ma suddividerli in micro-obiettivi quantificabili e sostenibili per arrivare al risultato finale:  «Devo aumentare le mie competenze per fare il lavoro che mi piace» non basta. «Mi iscrivo a un master in ambito digitale che inizia tra sei mesi, ho valutato che il tempo che i miei impegni mi lasciano a disposizione è sufficiente, inizio a risparmiare da ora 400 euro al mese per coprire i costi» inizia già ad essere un obiettivo concreto.
  • Usare la forza delle immagini mentali: sforzarsi di visualizzare se stessi nel futuro, nel momento in cui l’obiettivo è raggiunto – ad esempio uno studente di medicina, all’inizio di un lungo e faticoso percorso che riesce a immaginarsi con il camice da dottore– aiuta il cervello a “sentire” già parte di quella soddisfazione, alimentando l’energia per continuare. Le immagini mentali sono uno strumento potente e spesso sottovalutato per concretizzare in un dato percettivo e sostanzialmente reale ciò che al momento è ancora solo un idea.  

Pianificare significa fermarsi e chiedersi: “Cosa voglio per il futuro?”

La nostra mente è una grandissima risorsa ma, come abbiamo visto può rappresentare un ostacolo. Agire d’istinto ci ha aiutato a preservare la nostra specie quando ci siamo trovati a fronteggiare un ambiente nel quale eravamo una delle specie che si contendevano le risorse naturali per sopravvivere. Oggi abbiamo il bisogno di ragionare e guardare oltre all’immediato, non parliamo di sopravvivere ma di progettare il benessere per noi e per gli altri. Possiamo farlo.

La conclusione è semplice, ma tutt’altro che banale: pianificare significa chiedersi cosa conta davvero, poi fermarsi, riflettere e agire strategicamente con consapevolezza. La pianificazione finanziaria è uno degli approcci possibili, quello che noi proponiamo per progettare il benessere. Può essere un primo passo per trasformare desideri in obiettivi concreti.

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