Il futuro del lavoro e i lavoratori del futuro

 
Aziende e risorse umane negli ultimi due anni si sono trovati a doversi ripensare e adeguarsi a un mondo del lavoro che è cambiato notevolmente e che, ancora oggi, sta cambiando. 

Nuove sfide e opportunità di un mondo in continua evoluzione

Se da una parte le aziende stanno implementando nuovi servizi per essere sempre più performanti e vicine alle esigenze dei clienti ma anche al benessere dei propri collaboratori, dall’altra alle risorse umane, siano essi giovani candidati che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro o professionisti affermati che decidono di cambiare vita, vengono richieste nuove competenze che vanno al di là della preparazione tecnica e specialistica.

Ne abbiamo parlato in Studio Leonardo con tre professioniste del settore: Paola Bruzzi, Responsabile del Progetto Professione NEXT di Leonardo Assicurazioni, Cecilia Molinari HR di Sephora Italia e Barbara Bosetti, Account Manager di Monster Italia.

 

Smart working: una nuova relazione tra azienda e persone

Che il mondo del lavoro sia profondamente cambiato molto velocemente negli ultimi due anni è un dato di fatto: e non solo perché la maggior parte delle aziende ha adottato una modalità di lavoro a distanza – basti pensare che, se nel 2019 solo il 15% della popolazione italiana lavorava in smart working, oggi la percentuale è salita al 77% e il numero è destinato a crescere ancora – ma si è assistito anche a una grande accelerata verso una realtà sempre più digital, che ha aperto, soprattutto per quelle aziende che avevano già intrapreso un percorso di cambiamento e innovazione, molteplici potenzialità di sviluppo, crescita, nuovi approcci al cliente e servizi. Per inquadrare il contesto, è doverosa, tuttavia, una premessa:

Cosa si intende per smart working?

Lo smart working è una modalità di lavoro diversa, flessibile, agile, nata già diversi anni fa – ma di cui solo l’emergenza attuale ci ha fatto prendere coscienza – incentrata non tanto sul dove si lavora ma sul come, ossia su come si organizza la propria attività e il proprio ruolo, su come si raggiungono i propri obiettivi, su come si portano avanti i progetti assegnati.
Si tratta, in realtà, di un modo nuovo di interpretare la relazione tra azienda e collaboratori, dove entrambi gli attori mettono qualcosa in gioco:
l’azienda deve dare fiducia ai propri collaboratori, le persone devono ripagare questa fiducia dimostrando senso di responsabilità nello svolgere il lavoro.

 

 

Imprenditorialità e intelligenza emotiva come competenze chiave

Il nuovo contesto lavorativo porta con sé sicuramente una grande accelerazione del business, con la nascita di tantissime nuove professionalità – basti pensare al forte sviluppo dell’e-commerce – e nuovi modi interpretare il lavoro. Questo offre alle persone la possibilità di essere imprenditori” di sé stessi cercando di guidare il cambiamento anziché subirlo.

Per fare ciò servono sicuramente delle competenze specifiche che vadano oltre quelle tecniche di ogni settore – le cosiddette hard skills – ma che comprendano tutte quelle competenze trasversali (soft skills):

  1. flessibilità,
  2. resilienza,
  3. capacità di problem solving,
  4. competenze digitali,
  5. ottime doti comunicative e di ascolto,
  6. capacità di analisi, di autoanalisi e di autocritica,
  7. capacità di mettersi sempre in discussione, di gestire gli insuccessi e le critiche,
  8. grande determinazione, entusiasmo e positività,
  9. doti relazionali ed empatiche,
  10. autocontrollo e gestione dello stress.

Competenze su cui si basa, in sintesi, l’intelligenza emotiva, cioè quella capacità di riconoscerecomprendere e gestire in modo consapevole le proprie emozioni e quelle degli altri, sapendo distinguere tra sentimenti e sensazioni e utilizzando queste informazioni per guidare i pensieri e le azioni, sia proprie che altrui, in modo positivo ed efficace. Un’abilità fondamentale anche per chi ha dei ruoli manageriali: capire realmente chi si ha davanti, infatti, è la chiave di volta per scoprire i bisogni e le motivazioni delle persone, valorizzarle al meglio e migliorare la loro esperienza lavorativa, creando così un ambiente di lavoro “emotivamente intelligente”, ossia più piacevole da vivere per tutti, collaboratori e azienda.

 

L’Omnicanalità sul cliente: un’opportunità per le aziende

Questa una forte accelerata verso un mondo sempre più digital ha portato anche le aziende a doversi ripensare, ad aggiornarsi e modificare i propri servizi per rispondere in un modo nuovo alle esigenze dei clienti. La parola chiave, in questo contesto, è l’omnicanalità, ossia il sapersi spendere su canali diversi per lo stesso cliente, la differenziazione, il trovare per lo stesso cliente risposte e approcci nuovi, implementando, migliorando e customizzando la propria offerta di servizi.

 

Qualche esempio?

 

Non potendo offrire in questo momento la sua tradizionale consulenza beauty alle clienti in store, Sephora ha spostato il servizio sul digitale, proponendo alle stesse una consulenza personalizzata ma on line. Leonardo Assicurazioni ha implementato la sua consulenza classica con la Video consulenza next  un modo diverso e più veloce, ma altrettanto se non più efficace, per essere ancora più vicino ai clienti.

 

Il futuro del lavoro? L’importanza delle relazioni e l’integrazione dei modelli

I cambiamenti ci sono, arrivano quando meno ce lo aspettiamo e faranno sempre più parte del nostro futuro: flessibilità, capacità di adattamento e di reazione, grande senso di responsabilità, il mettersi in gioco, diventano tutte parole chiave fondamentali per affrontarli con successo e viverli come un’opportunità per fare cose nuove.

 

Ma come sarà il futuro lavorativo più prossimo? Quale modalità di lavoro resterà in futuro?

Sicuramente la soluzione vincente sarà un’integrazione tra il lavoro in presenza e lo smart working, proprio per tutti quei vantaggi che ciascuno dei due può offrire e che, costretti dall’emergenza a conoscere, abbiamo imparato a ottimizzare e rendere molto efficaci.
La presenza in ufficio è e resterà importantissima per creare relazioni tra persone, trasmettere i valori aziendali, fare gruppo, stare semplicemente insieme. Proprio per l’importanza delle relazioni umane, è possibile anzi fortemente consigliato creare dei momenti di connessione con le persone anche in un contesto digitale, soprattutto con chi è appena entrato in azienda; dei momenti informali, dove non si parli di business e operatività e che, se non sostituiscono la relazione fisica, sicuramente aiutano molto nel far entrare la persona nello spirito dell’azienda. Caffè e aperitivi digitali, come quelli che si organizzano tra amici e parenti, possono funzionare bene anche trasferiti in un contesto aziendale.

 

Come gestire i social, che hanno un peso sempre più rilevante anche in ambito lavorativo?

 

Anche i social sono una componente nuova di cui dobbiamo prendere atto. I profili personali fanno parte dell’espressione della personalità di un candidato così come recensioni e feedback on line su un’azienda contribuiscono alla sua reputazione di fronte al pubblico. Sono dunque un canale comunicativo che va gestito, non certo come l’unico ma sicuramente come parte integrante di questo nuovo mondo e come ulteriore mezzo a disposizione di entrambe le parti per trovare delle nuove risorse / opportunità in contesti differenti dalle classiche piattaforme di selezione.

 

Come interpretare turn over e voglia / necessità di cambiare lavoro anche da parte di professionisti di una certa età?

 

Sempre in quest’ottica, infine, anche il turn over deve essere vissuto nella sua sfaccettatura più positiva: per le aziende, per non cadere nella troppa staticità, per le persone per trovare nuove opportunità. E anche i meno giovani, che desiderano cambiare lavoro o si trovano costretti a ricollocarsi sul mercato, devono puntare in questo momento non più sul loro ruolo specifico in azienda, ma sulle competenze che possono offrire in modalità consulenziale, una formula che sicuramente meglio si adatta a questo mondo fluido e digital in cui stiamo vivendo.

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